Il gioco del mai
Jeffery Deaver
Rizzoli, pubblicato nel Settembre 2019
560 Pagine
Se con la serie di Lincoln Rhyme milioni di lettori si erano appassionati al criminologo di fama mondiale, con Il gioco del mai Jeffery Deaver ci introduce un nuovo personaggio, che si rivela fin dalla sua prima apparizione altrettanto interessante e originale, e tutto da scoprire!
Colter Shaw è un tracker, e un tracker è colui che ricerca le persone scomparse. Non è un poliziotto né un detective. Ma con il suo furgone attraversa tutto il Paese per trovare chiunque sia scomparso, sotto compenso, naturalmente. È così che si guadagna da vivere.
La prima storia che lo vede protagonista lo porta in California, per trovare una giovane studentessa che è stata rapita. La particolarità è che il suo rapitore, sembra voler ricreare un famoso videogame, L'uomo che sussurra lasciando indizi e oggetti, con cui il sequestrato può liberarsi. E quando anche un altra persona viene rapita nella medesima modalità, Shaw capisce che c'è sotto un gioco macchinoso e molto complesso.
Colter Shaw è un protagonista che Jeffery Deaver ha pensato in maniera originale, a partire da quello che svolge come professione. A livello caratteriale è un personaggio che si scopre piano piano, proprio per questo è a tratti enigmatico.
È un uomo che grazie agli insegnamenti del padre sa cosa vuol dire sopravvivere, ed è stato proprio il padre a fornirgli, quando ancora era solo un bambino, gli strumenti che gli sarebbero serviti ad affrontare ogni situazione nella vita: Il padre di Colter ha affibbiato ai suoi figli una lunga lista di regole, e quasi tutte iniziano con la parola "mai". Una volta gli hanno chiesto perché non esprimesse la sua filosofia di vita in chiave positiva, con il termine "sempre" magari. Ashton ha risposto "Il mai attira di più l'attenzione."
La vicenda si svolge in California, precisamente nella Silicon Valley, il luogo che al mondo più riconduciamo alla tecnologica, che nonostante questo è poco presente e lascia spazio invece a un serial killer subdolo.
La trama ha un potenziale incredibile, e la fluidità con cui Deaver la racconta permette di apprezzarla nonostante tutto. Siamo rimaste però con l'amaro in bocca perché la narrazione, seppur avvincente, è stata secondo noi fredda e distaccata, e l'empatia che ci aspettavamo di provare per il protagonista non è salita alle stelle.
Deaver si conferma comunque maestro del thriller, e come non mai in questo romanzo il lettore rimane coinvolto in un gioco da cui non potrà più uscire. Se non dopo aver risolto l'enigma insieme a Shaw.